La sostanza
Il methcathinone, anche conosciuto con il nome di CAT, efedrone o “jeff”, è una sostanza sintetica molto simile al principio attivo del khat vegetale, il cathinon. La differenza tra il CAT e la pianta di khat è paragonabile alla differenza tra la cocaina e la pianta di coca.
Il CAT si presenta nella forma di una polvere bianca cristallina che viene sniffata o più raramente fumata, inghiottita o iniettata. Il dosaggio varia tra i 50 e i 70 mg quando viene sniffato. Si raccomanda di non superare i 300 mg in una notte.
Effetto
L’effetto del CAT non può essere paragonato a quello del khat vegetale che viene tradizionalmente consumato in Yemen, Etiopia o Kenia. L’effetto del CAT, che si percepisce dopo circa 20 minuti, si avvicina a quello di altre sostanze “uppers” come per esempio lo speed. Il CAT sopprime la fatica e la fame ed ha un effetto stimolante. Provoca generalmente euforia, bisogno di parlare, disinibisce, rende estroversi e può anche creare degli stati di agitazione interiore e d’iperattività. La durata del suo effetto è stimata tra le 3 e le 5 ore. Certi consumatori considerano il CAT come una “droga fredda e meccanica” raccontando di situazioni depressive durante la fase di discesa.
Rischi e effetti secondari
Il CAT mette alla prova il cuore e il sistema circolatorio. Visto che all’inizio il suo effetto appare piuttosto leggero, c’è il rischio di un’overdose se si accumulano più dosi nella stessa serata. L’overdose si manifesta attraverso palpitazioni, dolori allo stomaco, agitazione e disturbi del sonno. Secondo i consumatori aumenta anche il bisogno di urinare che non è però sempre facile soddisfare. Come lo speed, il CAT può essere tagliato con molte altre sostanze visto che viene generalmente prodotto in laboratori clandestini. A lungo termine il consumo di CAT può portare ad una dipendenza psicologica. In dosi massicce per un periodo prolungato i rischi psichici e fisici del CAT sono simili a quello riscontrati per il consumo di speed, cocaina o metanfetamina. I test di laboratorio hanno anche messo in evidenza il nascere di “craving”, ossia la voglia irresistibile di farsi un’altra dose.